Scrittore e mistico bizantino.
Educato a Costantinopoli, nel 977 entrò nel monastero di Studion,
trasferendosi l'anno successivo nel monastero di San Mamas, dove fu ordinato
prete (980) e divenne poco dopo egumeno. In seguito a controversie intercorse
con l'ex patriarca di Nicomedia Stefano, fu rimosso dalla sua carica ed esiliato
(1009) a Crisopoli prima e a Palukiton poi. Lì vi fondò il
monastero di Santa Marina dove, nonostante la riabilitazione e la
riconciliazione con il patriarca di Costantinopoli, rimase fino alla morte.
Lasciò alcuni scritti, costituiti in massima parte da opuscoli di
edificazione ascetica e spirituale. La sua dottrina mistica, che risente
notevolmente dell'influsso della mistica greca, è caratterizzata dalla
predilezione per l'esperienza pratica e interiore a scapito di ogni elemento
teoretico, indicando come massimo pericolo quello di trasformare la fede in
oggetto di conoscenza, anziché in impegno di opere. Secondo
S. la
contemplazione divina si può attuare già in questa vita,
così come la grazia divina si può e si deve verificare come
esperienza sensibile (Galatai, Paflagonia 949 circa - Palukiton 1022).